Dopo la pandemia, la psicoterapia online ha smesso di essere un’opzione marginale: milioni di persone vi hanno avuto accesso, trovando un supporto che in altre circostanze non sarebbe stato possibile.
Penso per esempio a tutti gli italiani e le italiane che si trovano all’estero e che possono trarre enorme beneficio dalla terapia online. L’esperienza dell’espatrio, seppur stimolante, comporta spesso livelli elevati di stress, solitudine, senso di distacco culturale e, talvolta, burnout accademico e/o lavorativo. Penso ai pazienti immunodepressi, ogni uscita o esposizione può comportare rischi importanti. La terapia tradizionale in studio può esporre a contaminazioni o infezioni (specialmente nel contesto di epidemie o virus stagionali). La terapia online elimina quasi del tutto questi rischi, consentendo al paziente di partecipare in un ambiente controllato — la propria casa — riducendo il rischio sanitario. Mi vengono in mente i pazienti fobici, ossia persone con forti paure sociali o specifiche, spesso evitano situazioni che prevedono contatto interpersonale diretto. In questi casi, incontrarsi “di persona” può risultare molto gravoso, avviare blocchi, evitare sedute. La terapia online permette di abbattere gran parte di queste barriere: il setting è meno minaccioso, più flessibile; si può iniziare con distanze più graduali, e creare fiducia prima di eventualmente considerare incontri in studio (se ritenuti necessari).
Tuttavia, spesso il dibattito pubblico si concentra sul contrapporre “online” e “in presenza”, come se fossero due modalità inconciliabili. La ricerca scientifica e la pratica clinica dimostrano invece il contrario: la psicoterapia online e quella in presenza non sono alternative esclusive, ma parte di un continuum terapeutico che deve essere personalizzato sul singolo paziente.
La Tecnologia come Alleata
Criticare le piattaforme unicamente per gli aspetti di marketing o per i rischi di standardizzazione significa ignorare il ruolo che hanno avuto e che possono avere nella democratizzazione dell’accesso alla salute mentale. Il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani già regola la pratica a distanza, imponendo standard di trasparenza, riservatezza e aggiornamento professionale. Inoltre, strumenti come supervisione e intervisione (anche online) garantiscono che la qualità del lavoro clinico resti alta. La domanda dunque non è “se” usare la tecnologia, ma come governarla in modo etico e scientifico, affinché diventi uno strumento di cura accessibile e affidabile.
Evidenze Scientifiche:
Personalizzazione della cura: trait-like vs state-like
Uno studio pubblicato su American Psychologist (Zilcha-Mano, 2020) ha proposto una distinzione fondamentale:
- Trait-like: caratteristiche stabili del paziente (risorse, vulnerabilità, storia personale).
- State-like: cambiamenti osservabili nel corso della terapia (motivazione, regolazione emotiva, sintomi).
Capire cosa appartiene ai tratti e cosa agli stati permette di personalizzare il percorso: non si tratta di scegliere “online” o “in presenza” in astratto, ma di adattare le modalità al paziente e alle sue fasi di cambiamento.
Studi comparativi fra online e in presenza
Ricerche condotte in Austria durante la pandemia mostrano che alcune tecniche terapeutiche (soprattutto quelle esperienziali e psicodinamiche) vengono percepite come più efficaci in presenza, mentre approcci più strutturati come la terapia cognitivo-comportamentale si adattano molto bene al setting online. Questo suggerisce che la modalità non sostituisce l’approccio, ma lo modula.
Meta-analisi internazionali
Una meta-analisi del 2021 (Fernandez et al.) dimostra che la videoterapia è comparabile alla terapia in presenza per ansia e depressione, sia in termini di efficacia che di soddisfazione del paziente.
Verso un Modello Continuum
Le evidenze scientifiche portano a una conclusione chiara: non esiste un “meglio” assoluto fra psicoterapia online e in presenza. La terapia in presenza conserva il valore insostituibile del contatto umano e del setting dedicato; quella online amplia l’accesso, favorisce la continuità e funziona in modo comparabile in molti casi. La vera sfida è sviluppare un modello ibrido e flessibile, che permetta al paziente di muoversi lungo un continuum: a volte online, a volte in presenza, a seconda dei bisogni clinici, delle condizioni di vita, delle fasi del percorso terapeutico. La psicoterapia online e in presenza non devono essere viste come alternative, ma come componenti di uno stesso percorso terapeutico personalizzabile. Come suggerisce la distinzione trait-like/state-like, il cambiamento terapeutico non dipende dalla tecnologia in sé, ma dalla capacità del professionista di adattare approcci e setting alla storia, ai bisogni e all’evoluzione del paziente.
Inoltre sono profondamente convinta che le piattaforme di psicoterapia online non vanno respinte perché aziendaliste (anche i servizi offerti dalle aziende sanitarie locali hanno le medesime police aziendali), ma guidate verso standard etici, trasparenti e clinicamente solidi. Solo così il modello aziendale può diventare un alleato della salute mentale invece che percezione di un ostacolo.
Compito degli psicologi e delle istituzioni è accompagnare l’innovazione, affinché resti sempre al servizio della persona, ampliando l’accesso e migliorando la qualità della cura.
BIBLIOGRAFIA
https://psycnet.apa.org/buy/2020-48709-001
https://www.stateofmind.it/2023/03/videoterapia-online-presenza-confronto
